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Un terremoto apocalittico, una guerra che sembra senza fine e i nostri mutui così alti da dover vendere la casa. Però si parla solo del Festival. E in fondo meno male. Cosa sarebbe l’Italia senza questo mese di polemiche vere e finte, intrecciate a canzoni belle e brutte, il tutto annodato a questo miscuglio di alto e basso che ci lascia attoniti intontiti divertiti smarriti ammirati qualche volta arrabbiati. La parola simbolo di questo mixer magmatico è Pop, un evento in cui tutto diventa popolare, leggero, comunicabile. Anche Zelensky, anche la guerra. E anche i rialzi di Lagarde, ma quelli - sembra dire - sono "tassi vostri".
Un terremoto apocalittico, una guerra che sembra senza fine e i nostri mutui così alti da dover vendere la casa. Però si parla solo del Festival. E in fondo meno male. Cosa sarebbe l’Italia senza questo mese di polemiche vere e finte, intrecciate a canzoni belle e brutte, il tutto annodato a questo miscuglio di alto e basso che ci lascia attoniti intontiti divertiti smarriti ammirati qualche volta arrabbiati. La parola simbolo di questo mixer magmatico è Pop, un evento in cui tutto diventa popolare, leggero, comunicabile. Anche Zelensky, anche la guerra. E anche i rialzi di Lagarde, ma quelli - sembra dire - sono "tassi vostri". read more read less

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